Profumi d’amore e odori da brivido nei film di uno dei registi italiani di culto del nuovo millennio: Luca Guadagnino

Ai primi di maggio 2020 dopo due mesi di lockdown trascorso nella casa di Milano, Luca Guadagnino decide di tornare nella sua Sicilia. In compagnia del fotografo Alessio Bolzoni e attrezzato solo con uno smartphone e un tablet, realizza Fiori, fiori, fiori!, un corto di 12 minuti, dove racconta come gli effetti della pandemia abbiano influenzato sia la sua vita che quella degli amici di un tempo. Maggio inonda i campi, i cespugli e i viottoli di multicolori corolle. Papaveri, spighe, calendule e fiori di campo inebriano l’aria. Come lui stesso afferma, sentire il profumo dei fiori della primavera siciliana compensa i due mesi chiusi in casa. Così come la vista delle case e delle finestre dietro le quali, racconta, «c’è il profumo della mia infanzia».

Il corto Fiori, fiori, fiori!, presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia dello stesso anno, è un prodotto estemporaneo, dettato dalla necessità di riconquistare una parvenza di normalità. È anche un’opera che mette in evidenza l’importanza dell’olfatto per il regista, tanto da incoraggiare la ricerca di altre tracce odorose nella sua cinematografia.

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