Che gli odori avessero un potere evocativo lo avevo già capito da tempo. Troppo spesso mi sono ritrovata immersa in sensazioni di déjà vu provocate dall’incontro delle mie narici con un particolare odore e in un instante mi sono ritrovata in quei luoghi, con quelle persone, di nuovo bambina o ragazza o adulta, la stessa sensazione di allora come fosse ora. Molti dei miei ricordi sono connessi a un odore.
Per esempio ricordo precisamente il mio rifugio estivo su quell’albero di gelso nel cortile di casa mia.
Ci salivo tutti i giorni su quel gelso, i cui rami erano posti in modo tale da permettermi una comoda seduta. Da lì rimiravo il piccolo mondo circostante e, mangiando le more violacee che il gelso mi offriva, condividevo il mio posto con una paio di eserciti di formiche nere e rosse, di cui intralciavo il cammino ordinato e composto, qualche ape e altri insetti volanti.
Ricordo l’odore secco e legnoso emanato dalla corteccia mentre mi arrampicavo tra i rami e ricordo che una volta arrivata in cima, lasciava il posto all’odore verde e umido delle foglie mescolato all’odore delle more rosse.
E poi quel fastidioso odore acre delle formiche.
_______
L’articolo completo è disponibile sulla nostra rivista cartacea.
→ Informazioni per abbonarsi