«Ero un semplice aromatario, con una bella bottega sotto il portico del Pavaglione che conduce da Piazza Maggiore all’Archiginnasio. Lì era tutto un via vai di gente elegante che si recava a fare compere e di studiosi che frequentavano la biblioteca. La mia umile professione consisteva nella vendita al dettaglio di droghe, spezie, balsami e resine provenienti dalle Americhe, dall’Africa e dall’India. Con il tempo aggiunsi anche prodotti finiti dalla Francia, pastiglie per purificare l’aria, pomate, polveri, saponi, oli di Macassar per i capelli e spazzetti da denti per la bellezza del sorriso. Poi iniziai a fabbricare io stesso qualche lozione, per avere un maggior margine di profitto. E infine, mi misi in testa di fare un profumo. Un profumo che fosse non solo gradevole, ma anche utile per le proprietà benefiche dei suoi ingredienti. Un profumo per l’igiene personale. Un profumo con cui lavarsi e proteggersi dai tanti contagi e malanni che rendevano sofferta la nostra esistenza e spesso troppo breve. Mi misi all’opera nel retrobottega, partendo da un semplice Latte Verginale, una classica ricetta a base di acqua di rose e benzoino che qualunque droghiere sapeva fabbricare. Il preparato aveva la particolarità di assumere il colore bianco e una consistenza più densa una volta disciolto nell’acqua. L’effetto quasi prodigioso dell’acqua che si trasformava in latte evocava nelle persone sogni di eterna giovinezza. Ma non ho mai approfittato della creduloneria dei miei clienti, sapevo che la buona reputazione è il fiore all’occhiello del buon commerciante. Le virtù del Latte Verginale erano note ed era comprova la sua benefica azione sulla pelle che contribuiva a schiarire e a levigare. Iniziai così a perfezionare questa ricetta, mettendo a punto una mia personale versione…

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In copertina: Crema Dentifricia Ditta P. Bortolotti Bologna