Tra tutte le piante magiche che popolano i racconti fiabeschi, la mandragola è quella più celebre. Ma non tutti sanno che tra i suoi tanti poteri ce n’è uno associato all’odore
Quello di profumarci è un gesto ben conosciuto, che consiste nell’applicare una sostanza sulla pelle. Di solito è un liquido che vaporizziamo, ma a volte può essere un olio da spalmare o un latte dalla consistenza cremosa. Oggi le fragranze evolvono verso nuovi concetti e nuove tecniche, ma il loro modo d’impiego resta identico da millenni. Benché qualcuno le consideri opere d’arte, la maggior parte di esse si configura sempre e comunque come un supplemento con cui rivestire il corpo per attuare una trasformazione. Caratteristica questa, che ci fa volare immediatamente al regno dei miti e delle favole del passato dove gli unguenti – antesignani delle odierne fragranze – venivano spalmati come una seconda pelle, donando poteri straordinari.
Uno dei più potenti lo preparò Medea con il succo nero estratto dalla radice del fiore nato dal sangue di Prometeo, il titano che Zeus punì per aver donato il fuoco agli uomini. Una volta applicato sulla pelle e sulle armi, e attivato con invocazioni a Ecate, era in grado di conferire una forza titanica. A sperimentarlo fu Giasone che, sotto il suo influsso, riuscì ad aggiogare due tori sputa-fiamme e a sconfiggere i mostri nati da un campo seminato con denti di drago. Un’impresa che gli sarebbe stata fatale senza l’aiuto delle arti magiche…
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