In questi anni è sempre più frequente sentire parlare di cultura olfattiva, un’espressione che racchiude la missione della nostra associazione, fin dal 2010. Ma che cosa significa “cultura olfattiva”? Innanzitutto bisogna aver chiaro il concetto di cultura, che non è semplice da definire. Ci sono soggetti più autorizzati di altri a fare cultura? Le aziende sono portatrici di cultura? E ancora, è possibile definire la cultura un prodotto? C’è solo una cultura o ce ne sono molte? “Cultura olfattiva” non è per noi un bello slogan da sbandierare, ma un’idea che in questi anni ci siamo sforzati di declinare nel contesto reale, confrontandoci con un sistema che ancora non contempla questa novità. Avendo a che fare con amministrazioni pubbliche, musei, fondazioni, scuole e università, arriva sempre il momento di compilare il classico modulo di presentazione, dove è richiesto di specificare il proprio ambito di attività. Ecco apparire allora il grande dubbio ontologico: dove collocarci? Il nostro posto è sempre stato “altro”, dato che non rientriamo in nessuna dei tradizionali campi entro cui si pratica la cultura: spettacolo, musica, editoria, arte visiva, design. Per fortuna i miei interlocutori hanno (quasi) sempre apprezzato la direzione verso cui ci stavamo muovendo, nella convinzione che la cultura non si possa fossilizzare. Tantomeno può essere considerata soltanto un insieme sedimentato di conoscenze da conservare e trasmettere. La cultura è un processo vitale che vede partecipi comunità di persone impegnate a far circolare il sapere e a creare nuovi significati intorno all’esperienza umana. O, come nel nostro caso, intorno all’esperienza olfattiva. 7 Pur relazionandoci costantemente con il settore della profumeria, è chiaro che Smell – arte e cultura olfattiva non è un’espressione di questo ambito produttivo.
Possiamo armonizzare i rispettivi intenti e collaborare, ma le finalità di un’azienda sono diverse da quelle di un’associazione. Scopo di ogni associazione è infatti perseguire “finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale”. Dunque, qual è il bisogno che la nostra realtà culturale può soddisfare nell’interesse generale della società? Io credo che ognuno di noi aspiri soprattutto a una cosa: arricchire di significato la propria vita.
Gli odori e le fragranze in sé non ci offrono risposte a questa domanda di senso. Così come le lettere dell’alfabeto da sole non ci parlano. Possiamo però strappare barlumi di significato facendo dell’olfatto un mezzo per produrre immaginario. Ecco allora che il libro degli odori e dei profumi si spalanca, assumendo profondità e pluridimensionalità. In continuità con le altre attività della nostra associazione, Smell Magazine rappresenta l’intento di dare consistenza e volume all’esperienza olfattiva. In questo numero della rivista, partiremo da odori piuttosto comuni che possiamo incontrare passeggiando nei boschi, nei giardini e persino in città. Proponiamo affondi sulla profumeria italiana, spunti per annusare in modo più consapevole e idee per sperimentare accordi con le sostanze odorose. C
’è anche uno spazio dedicato ai contributi estemporanei dei nostri soci che stanno scoprendo, studiando, sperimentando il linguaggio degli odori e dei profumi. Lèggere e far leggere ad altri Smell Magazine è un modo per contribuire allo sviluppo di una cultura olfattiva che è in parte ancora da inventare. Un giorno, avremo anche noi la nostra casellina e, vicino a “spettacolo, musica, editoria, arte visiva, design”, potremmo finalmente barrare “discipline olfattive”. Che cos’è dunque la cultura? È dolcezza e luce, scriveva il poeta Matthew Arnold, riprendendo da Swift l’immagine delle api che si danno da fare per produrre miele e cera non per se stesse, ma per tutto l’alveare. Che la cultura olfattiva sia dunque dolcezza e luce per tutti coloro che si avvicinano ad annusare.