«L’odore di bruciato riempì l’aria […] quando il drago emise un sospiro di fuoco.»
La leggenda di Earthsea, Ursula K.Le Guin, Editrice Nord s.u.r.l., 2007

I draghi, creature del vento e del fuoco, scrive Ursula K. Le Guin nel Ciclo di Earthsea, la saga che ha messo al centro della magia il potere della parola antica. E l’autrice non si riferisce certo a draghi dall’alito profumato di fresca menta, come suggerisce un certo mulo parlante nel film d’animazione Shrek. Nell’immaginario fantasy, ripreso anche dalla scrittrice statunitense, questi animali esprimono il terribile potere distruttivo del fuoco. Lo fanno a partire dalla loro prima apparizione nel poema medievale Beowulf dove un drago difende un tesoro con la forza del suo respiro incendiario. Ci ricorda forse qualcosa? È facile fare una connessione con Smaug il Dorato, il drago acciambellato sul tesoro rubato ai Nani di cui parla J.R.Tolkien in Lo Hobbit. Ma i draghi descritti da Le Guin, si staccano da questo archetipo.

Innanzitutto possono prendere forma umana, così come gli umani possono prendere forma di drago. Inoltre li si trova in un habitat inconsueto:

«La gente si è chiesta perplessa come mai abbiano scelto il mare vuoto come loro dominio, dato che i draghi sono creature del vento e del fuoco, che annegano se immersi nell’acqua. Ma i draghi non hanno bisogno di posarsi né sull’acqua né sulla terra; vivono in volo, alti nel cielo, nel sole, nel chiarore stellare. Il suolo non serve a un drago, se non quando gli occorre un angolo roccioso dove deporre le uova e allevare i piccoli. »

(Una descrizione di Earthsea, Tales From Earthsea 2001, collana Urania, Mondadori, pag.221)

Come sarà il nido in cui si schiudono le uova di drago? Profumato di spezie come il nido di un’Araba Fenice?

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