Dagli unguenti delle streghe, alle ampolle di rugiada, ecco i segreti per spiccare il volo sulle ali del profumo
Impalpabili e aerei, gli odori richiamano un potere che da sempre noi umani abbiamo fantasticato di possedere: quello di volare. Privati di questa facoltà e destinati a sentire il peso della gravità, abbiamo proiettato sogni di leggerezza su dèi o demoni dalle sembianze umane.
A loro abbiamo assegnato ali da uccelli diurni come il sontuoso piumaggio da nibbio reale che la dea Iside dispiega. Ai demoni, le penne degli uccelli notturni, come quelle che adornano la figura femminile raffigurata nel magnifico Rilievo Burney. In questo reperto, una fanciulla alata e senza veli poggia le proprie zampe da rapace sulla schiena di due leoni. Al suo fianco, una coppia di gufi, ritti in piedi su gambe quasi umane, completa una scena cupa che rimanda alla notte e all’oltretomba. È dal ventre oscuro di simili creature che prenderà forma la figura della strega, donna in carne e ossa capace di dominare le forze della natura grazie a oscure pratiche magiche.
Marina Montesano nel suo Maleficia. Storie di streghe dall’Antichità al Rinascimento (Carocci editore, 2023), ricostruisce il percorso che ha portato a una progressiva umanizzazione delle creature alate che popolavano i miti e le leggende. Secondo Ovidio, le strix sarebbero anziane donne tramutate in uccelli famelici dalle «nenie dei Marsi», ossia dagli incantesimi praticati da questo popolo italico di curanderos e serpari. L’autore latino riferisce che i bambini lasciati privi di nutrice rischiavano di essere rapiti da strix assetate di sangue che arrivano in volo emettendo striduli versi (da cui il loro nome). Anche Virgilio, nell’Eneide, descrive le strix come un miscuglio orrendo di fattezze umane e di uccello. Il loro regno è quello della notte, tanto che alcuni naturalisti di età moderna pensarono di associarle a rapaci come il gufo, l’allocco e la civetta, che per questo furono chiamati Strigidi. Alla fine del Medioevo, in una civiltà attraversata da profonde trasformazioni, le numerose angosce e paure si riversano all’esterno assumendo addirittura una dimensione corporea, così che la distinzione tra fantasia e realtà appare sempre più sfumata…
L’articolo completo è disponibile sulla nostra rivista cartacea.
→ Informazioni per abbonarsi