In uno dei numerosi best seller di Oliver Sacks, L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello (1984), il celebre neurologo racconta il caso di Stephen D., uno studente di medicina di 22 anni che vive un’improvvisa frenesia olfattiva provocata dall’abuso di stupefacenti. Una notte il ragazzo sogna di essere un cane e di vivere in un mondo di odori vividissimi e pieni di significato. Al risveglio si accorge che davvero i suoi sensi sono più sviluppati e in particolare l’olfatto è di un’acutezza eccezionale. Vivrà quindi per tre settimane in una condizione di iperosmia in cui la percezione di odori e aromi non solo gli viene facile e spontanea, ma rappresenta un’attività molto appagante proprio come lo è per i nostri amici a quattro zampe.
[…] Egli ricorda che casi simili sono documentati in letteratura medica nei soggetti in cui si registra un’eccitazione dei neuroni responsabili della sintesi della dopamina, e quindi a un’eccessiva produzione di questo neurotrasmettitore. Tra le tante funzioni della dopamina c’è infatti quella di inviare gli stimoli olfattivi al cervello. Sacks ipotizza quindi che il caso del ragazzo-cane possa essere collegato all’iperosmia, “anche parossistica”, riscontrata nei pazienti a cui viene somministrata la levodopamina (L-dopa).
Se state già pensando che basti aumentare i nostri livelli di dopamina per avere un olfatto eccezionale, devo deludervi. La percezione degli odori è molto più complessa e questa sostanza non svolge da sola tutto il lavoro.
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Immagine: Jan Brueghel I & Peter Paul Rubens – Smell (Museo_del_Prado)