Dimmi che naso hai e ti dirò chi sei. Se la fisiognomica dei secoli scorsi fosse ancora in voga, probabilmente il nostro naso sarebbe un biglietto da visita da non sottovalutare. La storica dell’arte e ricercatrice specializzata in Storia culturale dei sensi, Caro Verbeek, nel suo saggio edito quest’anno da Il Saggiatore, ci presenta una panoramica sul naso – per l’appunto – e sulla sua valenza estetica e culturale nel corso dei secoli.
Dal naso di Michelangelo Buonarroti, rovinato definitivamente da un pugno ben assestato, al misterioso naso di Cleopatra sulla cui forma ci sono arrivate versioni contrastanti. Non dimentichiamo poi la scampata disavventura capitata a Darwin: proprio a causa del suo naso e delle idee retrograde del capitano Fitz-Roy, seguace delle teorie della fisiognomica, rischiò di non poter salpare alla volta delle Americhe. Così, oggi, forse non avremmo la sua teoria dell’evoluzione con ciò che ne consegue. E tutto per un naso.
Un saggio, quello di Caro Verbeek, che pone l’attenzione sui canoni di bellezza del passato confrontandoli con quelli del presente. Un tempo, ad esempio, un naso grosso era espressione di talento artistico, mentre, al contrario, un naso piccolo indicava poco intuito. Il cambiamento riguardo questa classificazione avvenne nel XX secolo a cominciare con la propaganda nazista che vedeva in qualsiasi naso adunco il nemico: proprio a causa di questo pregiudizio molti ebrei scappati negli USA si sottoposero a interventi chirurgici. Una lettura che ci fa riflettere su come i cambiamenti storici e culturali coinvolgono ogni parte di noi.